Pronunciamento non magisteriale
Documento Dicasteriale
Malattia
73. Pur partecipando del valore trascendente del- la persona, la vita corporea riflette, per sua natura, la precarietà della condizione umana. Questa si evidenzia specialmente nella malattia e nella sofferenza, che vengono vissute come malessere di tutta la persona. « La malattia e la sofferenza infatti non sono esperienze che riguardano soltanto il sostrato fisico dell’uomo, ma l’uomo nella sua interezza e nella sua unità somatico-spirituale ».155
La malattia è più di un fatto clinico, medicalmente circoscrivibile. È sempre la condizione di un uomo, il malato. Con questa visione integralmente umana della malattia gli operatori sanitari devono rapportarsi al paziente. Si tratta per essi di possedere, insieme alla dovuta competenza tecnico-professionale, una coscienza di valori e di significati con cui dare senso alla malattia e al proprio lavoro, e fare di ogni singolo caso clinico un incontro umano.
74. Il cristiano sa dalla fede che la malattia e la sofferenza partecipano dell’efficacia salvifica della croce del Redentore. « La redenzione di Cristo e la sua grazia salvifica raggiungono tutto l’uomo nella sua condizione umana e quindi anche la malattia, la sofferenza e la morte ».156 « Sulla Croce si rinnova e si realizza nella sua piena e definitiva perfezione il prodigio del serpente innalzato da Mosè nel deserto (cfr. Gv 3, 14-15; Nm 21, 8-9). Anche oggi, volgendo lo sguardo a Colui che è stato trafitto, ogni uomo minacciato nella sua esistenza incontra la sicura speranza di trovare liberazione e redenzione ».157 
«Attraverso i secoli e le generazioni è stato costatato che nella sofferenza si nasconde una particolare forza che avvicina interiormente l’uomo a Cristo ».158 Se vissute in stretta unione con le sofferenze di Gesù, la malattia e la sofferenza assumono « una straordinaria fecondità spirituale ». Sicché l’ammalato può dire con l’Apostolo: «Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa» (Col 1, 24).159
Da questa risignificazione cristiana, l’ammalato può essere aiutato a sviluppare verso la malattia un triplice salutare atteggiamento: la « coscienza » della sua realtà « senza minimizzarla e senza esagerarla »; l’« accettazione », « non con rassegnazione più o meno cieca », ma nella serena consapevolezza che « il Signore può e vuole ricavare il bene dal male »; l’« oblazione », « compiuta per amore del Signore e dei fratelli ».160
75. Nella persona del malato è sempre coinvolta, in qualche modo, la famiglia.161 L’aiuto ai familiari e la loro cooperazione con gli operatori sanitari sono preziosa componente dell’assistenza sanitaria. L’operatore sanitario, nei confronti della famiglia del malato, è chiamato a prestare sia individualmente sia attraverso le forme associative di appartenenza, insieme alle cure, anche opera di illuminazione, di consiglio, di orientamento e di sostegno.162
Diagnosi
76. Guidato da questa visione integralmente umana e propriamente cristiana della malattia, l’operatore sanitario cerca anzitutto di rivelarla e di analizzarla nel malato: ne formula la diagnosi e la relativa prognosi. Condizione, infatti, di ogni cura è la precisa individuazione della patologia nei suoi sintomi e nelle sue cause.
77. In questo l’operatore sanitario si farà carico delle domande e delle ansie del paziente, e dovrà guardarsi dalla duplice ed opposta insidia dell’“abbandono” e dell’“accanimento” diagnostico.
Nel primo caso, si costringe il paziente a vagare da uno specialista o da un servizio sanitario a un altro, non riuscendo a trovare il medico o il centro diagnostico in grado e disposto a farsi carico del suo male. L’estrema specializzazione e parcellizzazione delle competenze e delle divisioni cliniche, mentre è garanzia di perizia professionale, si riverbera a danno del malato quando l’organizzazione sanitaria sul territorio non consente un approccio sollecito e globale al suo male.
Nel secondo caso, invece, ci si ostina in un eccesso di accertamenti diagnostici, finalizzati a trovare una malattia ad ogni costo. Si può essere indotti, per pigrizia, per profitto o per protagonismo, a diagnosticare comunque una patologia e a medicalizzare problemi che non sono di natura medico-sanitaria. In tal caso, non si aiuta la persona ad avere l’esatta percezione del proprio disagio, e a intraprendere le giuste misure atte a superarlo.
Una sorta di accanimento potrebbe configurarsi nella cosiddetta medicina difensiva, nella quale gli operatori sanitari modificano la loro pratica professionale, adattandola unicamente per proteggersi dalle conseguenze legali del loro intervento.
79. Esclusi tali eccessi e condotta nel pieno rispetto della dignità e dell’integrità della persona, soprattutto in relazione all’uso di tecniche strumentali invasive, la diagnosi non pone in generale problemi d’ordine etico. In se stessa è ordinata alla terapia: è un atto a beneficio della salute.
Problemi particolari, tuttavia, sono posti dalla dia- gnostica predittiva, per le possibili ripercussioni sul pia- no psicologico e le discriminazioni a cui può dare luogo.