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Pronunciamento non magisteriale

16 Febbraio 2017

Documento Dicasteriale

Prescrizione e uso appropriato dei farmaci

90. Nei Paesi nei quali è disponibile una generalizzata assistenza sanitaria, si riscontra sempre più un eccessivo consumo di farmaci rispetto allo stato di salute della popolazione, dovuto ad almeno due fattori.
Il primo, il rilascio da parte del medico di prescrizioni, non particolarmente necessarie, su richiesta pressante del paziente.

Il secondo fattore, è che si è diffuso il ricorso a farmaci non direttamente prescritti dal medico, ma assunti nell’ambito di un processo autonomo di cura, sulla base di consigli o di informazioni, anche pubblicitarie, fornite dai mezzi di comunicazione sociale e dalla rete web. Un’attenzione particolare va rivolta a farmaci di dubbia preparazione e provenienza, distribuiti soprattutto via internet, che non garantiscono l’efficacia e possono addirittura essere nocivi per la salute.

Inoltre, anche quando correttamente prescritti dal medico, la persona può tendere a variare autonomamente la posologia dei farmaci, un atteggiamento che si de- finisce di “non aderenza” al trattamento, così da rendere difficile, se non impossibile, la valutazione della loro efficacia terapeutica e sicurezza.

Gli operatori sanitari, nell’ambito della loro opera di educazione sociosanitaria, devono richiamare un’opportuna attenzione sull’uso dei farmaci, anche per i costi sociali che essi possono comportare.

Accesso ai farmaci e alle tecnologie disponibili

91. Ancora oggi, nei Paesi contraddistinti da un generalizzato benessere, e naturalmente ancor più nei Paesi in via di sviluppo soprattutto in quelli caratterizzati da una instabilità politica o da scarse risorse economiche, ci sono fasce di popolazione alle quali non si garantisce l’accesso ai servizi sanitari, e fra questi ai farmaci salvavita e alle possibilità terapeutiche minimali, che il progresso tecnologico garantisce oggi alla medicina.
Ne consegue che patologie curabili dalla medicina, riappaiano nei Paesi che le avevano debellate o continuano ad essere endemiche.
Gli operatori sanitari e le loro Associazioni professionali devono farsi promotori di una sensibilizzazione delle istituzioni, degli enti assistenziali, dell’industria sanitaria, affinché il diritto alla tutela della salute sia esteso a tutta la popolazione, pur nella convinzione che tale diritto non dipende solo dall’assistenza sanitaria, ma è il risultato di fattori economici, sociali, e più generalmente culturali.

Anche i responsabili delle attività sanitarie devono lasciarsi provocare in modo forte e singolare, consapevoli che « mentre i poveri del mondo bussano ancora alle porte dell’opulenza, il mondo ricco rischia di non sentire più quei colpi alla sua porta, per una coscienza oramai incapace di riconoscere l’umano ».187

Sanità sostenibile, imprese del farmaco, malattie rare e neglette

92. La diseguale distribuzione delle risorse eco- nomiche, soprattutto nei Paesi a basso reddito e meno sviluppati, ha rilevanti ripercussioni per una giustizia sanitaria.188
In tale contesto, se è innegabile che la conoscenza scientifica e la ricerca delle imprese del farmaco abbiano leggi proprie alle quali attenersi, come, ad esempio, la tutela della proprietà intellettuale e un equo profitto quale supporto all’innovazione, queste devono trovare adeguata composizione con il diritto all’accesso alle terapie essenziali e\o necessarie soprattutto dei Paesi meno sviluppati,189 e ciò soprattutto nel caso delle cosiddette “malattie rare190 e “neglette”,191 alle quali si accompagna il concetto di “farmaci orfani”.192Le strategie sanitarie, volte al perseguimento della giustizia e del bene comune, devono essere economicamente ed eticamente sostenibili. Infatti, mentre devono salvaguardare la sostenibilità sia della ricerca sia dei sistemi sanitari, dovrebbero al contempo rendere disponibili farmaci essenziali in quantità adeguate, in forme farmaceutiche fruibili e di qualità garantita, accompagnati da un’informazione corretta e a costi accessibili ai singoli e alle comunità.

Terapia antalgica

93. Il dolore ha una funzione biologica, perché sin- tomo di una situazione patologica e determina una reazione fisica e psichica dell’uomo.193 Tuttavia, esso fa appello alla medicina per la terapia lenitiva: l’uomo infatti ha « il diritto di dominare le forze della natura, di utilizzarle al proprio servizio, di mettere dunque a profitto tutte le risorse … per evitare o sopprimere il dolore fisico ».194

94. « A lungo andare il dolore impedisce il raggiungimento di beni e di interessi superiori ».195 Può provocare effetti nocivi all’integrità psicofisica della persona. Una sofferenza troppo intensa può diminuire o impedire la padronanza dello « La soppressione del dolore procura una distensione organica e psichica, facilita la preghiera e rende possibile un più generoso dono di sé ».196 L’analgesia, « intervenendo direttamente in ciò che il dolore ha di più aggressivo e sconvolgente, ricupera l’uomo a se stesso, rendendogli più umana l’sperienza del soffrire ».197
95. Per il cristiano il dolore può assumere un alto significato penitenziale e salvifico. « È infatti una partecipazione alla passione di Cristo ed è unione al sacrificio redentore, che ha offerto in ossequio alla volontà del Padre. Non deve dunque meravigliare se alcuni cristiani desiderano moderare l’uso degli analgesici, per accettare volontariamente almeno una parte delle loro sofferenze e associarsi così in maniera cosciente alle sofferenze di Cristo ».198La libera accettazione cristianamente motivata del dolore non deve far pensare che non si debba intervenire per lenirlo. Anzi, il dovere professionale nonché la stessa carità cristiana esigono che si operi per l’alleviamento della sofferenza, e sollecitano la ricerca medica in questo campo.

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