Pronunciamento non magisteriale
discorso
Occorre quindi procedere in un accurato discernimento delle complesse differenze fondamentali della vita umana: dell’uomo e della donna, della paternità e della maternità, della filiazione e della fraternità, della socialità e anche di tutte le diverse età della vita. Come pure di tutte le condizioni difficili e di tutti i passaggi delicati o pericolosi che esigono speciale sapienza etica e coraggiosa resistenza morale: la sessualità e la generazione, la malattia e la vecchiaia, l’insufficienza e la disabilità, la deprivazione e l’esclusione, la violenza e la guerra. «La difesa dell’innocente che non è nato, per esempio, deve essere chiara, ferma e appassionata, perché lì è in gioco la dignità della vita umana, sempre sacra, e lo esige l’amore per ogni persona al di là del suo sviluppo. Ma ugualmente sacra è la vita dei poveri che sono già nati, che si dibattono nella miseria, nell’abbandono, nell’esclusione, nella tratta di persone, nell’eutanasia nascosta dei malati e degli anziani privati di cura, nelle nuove forme di schiavitù, e in ogni forma di scarto» (Esort. ap. Gaudete et exsultate, 101).
Nei testi e negli insegnamenti della formazione cristiana ed ecclesiastica, questi temi dell’etica della vita umana dovranno trovare adeguata collocazione nell’ambito di una antropologia globale, e non essere confinati tra le questioni-limite della morale e del diritto. Una conversione all’odierna centralità dell’ecologia umana integrale, ossia di una comprensione armonica e complessiva della condizione umana, mi auguro trovi nel vostro impegno intellettuale, civile e religioso, valido sostegno e intonazione propositiva.
La bioetica globale ci sollecita dunque alla saggezza di un profondo e oggettivo discernimento del valore della vita personale e comunitaria, che deve essere custodito e promosso anche nelle condizioni più difficili. Dobbiamo peraltro affermare con forza che, senza l’adeguato sostegno di una prossimità umana responsabile, nessuna regolazione puramente giuridica e nessun ausilio tecnico potranno, da soli, garantire condizioni e contesti relazionali corrispondenti alla dignità della persona. La prospettiva di una globalizzazione che, lasciata solamente alla sua dinamica spontanea, tende ad accrescere e approfondire le diseguaglianze, sollecita una risposta etica a favore della giustizia. L’attenzione ai fattori sociali ed economici, culturali e ambientali che determinano la salute rientra in questo impegno, e diventa modalità concreta di realizzare il diritto di ogni popolo «alla partecipazione, sulla base dell’uguaglianza e della solidarietà, al godimento dei beni che sono destinati a tutti gli uomini» (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 21).
La cultura della vita, infine, deve rivolgere più seriamente lo sguardo alla “questione seria” della sua destinazione ultima. Si tratta di mettere in luce con maggiore chiarezza ciò che orienta l’esistenza dell’uomo verso un orizzonte che lo sorpassa: ogni persona è gratuitamente chiamata «alla comunione con Dio stesso in qualità di figlio e a partecipare alla sua stessa felicità. […] La Chiesa insegna che la speranza escatologica non diminuisce l’importanza degli impegni terreni, ma anzi dà nuovi motivi a sostegno dell’attuazione di essi» (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 21). Occorre interrogarsi più a fondo sulla destinazione ultima della vita, capace di restituire dignità e senso al mistero dei suoi affetti più profondi e più sacri. La vita dell’uomo, bella da incantare e fragile da morire, rimanda oltre sé stessa: noi siamo infinitamente di più di quello che possiamo fare per noi stessi. La vita dell’uomo, però, è anche incredibilmente tenace, di certo per una misteriosa grazia che viene dall’alto, nell’audacia della sua invocazione di una giustizia e di una vittoria definitiva dell’amore. Ed è persino capace – speranza contro ogni speranza – di sacrificarsi per essa, fino alla fine. Riconoscere e apprezzare questa fedeltà e questa dedizione alla vita suscita in noi gratitudine e responsabilità, e ci incoraggia ad offrire generosamente il nostro sapere e la nostra esperienza all’intera comunità umana. La sapienza cristiana deve riaprire con passione e audacia il pensiero della destinazione del genere umano alla vita di Dio, che ha promesso di aprire all’amore della vita, oltre la morte, l’orizzonte infinito di amorevoli corpi di luce, senza più lacrime. E di stupirli eternamente con il sempre nuovo incanto di tutte le cose “visibili e invisibili” che sono nascoste nel grembo del Creatore. Grazie.