Documento magisteriale: il testo fa parte dei documenti con i quali la Chiesa custodisce e tramanda il suo insegnamento fondato sul depositum fidei
Lettera apostolica
Similmente avviene quando si tratta della morte. Molte volte essa è attesa persino come una liberazione dalle sofferenze di questa vita. Al tempo stesso, non è possibile lasciarsi sfuggire che essa costituisce quasi una definitiva sintesi della loro opera distruttiva sia nell’organismo corporeo che nella psiche. Ma, prima di tutto la morte comporta la dissociazione dell’intera personalità psicofisica dell’uomo. L’anima sopravvive e sussiste separata dal corpo, mentre il corpo viene sottoposto ad una graduale decomposizione secondo le parole del Signore Dio, pronunciate dopo il peccato commesso dall’uomo agli inizi della sua storia terrena: «Tu sei polvere e in polvere ritornerai»30. Anche se dunque la morte non è una sofferenza nel senso temporale della parola, anche se in un certo modo si trova al di là di tutte le sofferenze, contemporaneamente il male, che l’essere umano sperimenta in essa, ha un carattere definitivo e totalizzante. Con la sua opera salvifica il Figlio unigenito libera l’uomo dal peccato e dalla morte. Prima di tutto egli cancella dalla storia dell’uomo il dominio del peccato, che si è radicato sotto l’influsso dello Spirito maligno, iniziando dal peccato originale, e dà poi all’uomo la possibilità di vivere nella Grazia santificante. Sulla scia della vittoria sul peccato egli toglie anche il dominio della morte, dando, con la sua risurrezione, l’avvio alla futura risurrezione dei corpi. L’una e l’altra sono condizione essenziale della «vita eterna», cioè della definitiva felicità dell’uomo in unione con Dio; ciò vuol dire, per i salvati, che nella prospettiva escatologica la sofferenza è totalmente cancellata.