«È noto il vivo interesse che la Chiesa ha sempre mostrato per il mondo dei sofferenti. In ciò non ha fatto, del resto, che seguire l’esempio molto eloquente del suo Fondatore e Maestro»[1]. Così Giovanni Paolo II nel 1985 introduce il motu proprio “Dolentium Hominum” con il quale costituisce la Pontificia Commissione per la Pastorale degli operatori sanitari. Nel 1996 il consiglio episcopale permanente della CEI istituisce l’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute, sostituendo la vecchia Consulta Nazionale per la Pastorale della Sanità.
Dalla sanità alla salute, l’azione pastorale della Chiesa vuole non solo garantire il suo supporto e presenza accanto ai sofferenti e ai curanti, ma anche promuovere una cultura della vita orientando lo sguardo dell’uomo ad un’azione necessaria alla costruzione del Regno di Dio: il prendersi cura dell’altro.
Nel documento “Dolentium Hominum” il papa afferma che il settore dei servizi sociosanitari «concerne direttamente il bene della persona umana e della società, proprio per questo esso pone […] delicate e non eludibili questioni, che investono non solo l’aspetto sociale ed organizzativo, ma anche quello squisitamente etico e religioso, perché vi sono implicati eventi “umani” fondamentali quali la sofferenza, la malattia, la morte con i connessi interrogativi circa la funzione della medicina e la missione del medico nei confronti dell’ammalato»[2].
Nella lettera apostolica “Salvifici Doloris” del 1984 lo stesso papa indica il modello di riferimento per una Chiesa presente accanto agli eventi umani appena citati: Cristo, il quale «si è avvicinato incessantemente al mondo dell’umana sofferenza. “Passò facendo del bene”, e questo suo operare riguardava, prima di tutto, i sofferenti e coloro che attendevano aiuto. […] Era sensibile a ogni umana sofferenza, sia a quella del corpo che a quella dell’anima. E al tempo stesso ammaestrava, ponendo al centro del suo insegnamento le otto beatitudini, che sono indirizzate agli uomini provati da svariate sofferenze nella vita temporale»[3].
Ogni azione pastorale così ispirata è guidata e illuminata da una precisa concezione dell’uomo, il quale «è la via della Chiesa»[4]. Così nell’enciclica “Redemptor Hominis” del 1979 Giovanni Paolo II mostra l’obiettivo di una Chiesa in ascolto della sofferenza: «Ogni uomo, in tutta la sua irripetibile realtà dell’essere e dell’agire, dell’intelletto e della volontà, della coscienza e del cuore […] egli è la prima e fondamentale via della Chiesa, via tracciata da Cristo stesso, via che immutabilmente passa attraverso il mistero dell’Incarnazione e della Redenzione»[5].
Alla luce di questo, nelle linee guida del 1989 redatte dalla Consulta Nazionale presso la Conferenza Episcopale Italiana, La pastorale della Salute viene descritta «come la presenza e l’azione della Chiesa per recare la luce e la grazia del Signore a coloro che soffrono e a quanti se ne prendono cura. Non viene rivolta solo ai malati, ma anche ai sani, ispirando una cultura più sensibile alla sofferenza, all’emarginazione e ai valori della vita e della salute»[6].
Ai sofferenti e alle famiglie la Chiesa riconosce la «speciale vocazione di coloro che sono partecipi delle sofferenze di Cristo»[7], In questo modo Giovanni Paolo II vede in essi non solo i destinatari di strategie pastorali, ma soprattutto gli attori principali dell’azione salvifica della Chiesa nel mondo.
Lo stesso papa nella “Salvifici Doloris” mostra una Chiesa accanto ai curanti e «a tutti coloro, che svolgono il proprio servizio verso il prossimo sofferente in maniera disinteressata»[8] considerando il loro impegno non una semplice professione quanto più una vocazione[9].
In conclusione, nelle linee guida per “la pastorale della salute nella Chiesa italiana” si afferma che il «Soggetto primario della pastorale sanitaria è la comunità cristiana, popolo santo di Dio, adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito santo sotto la guida dei pastori. […] Pertanto, è compito della comunità cristiana – da quella universale a quella particolare – prendere coscienza dei problemi della sanità, della grazia e della responsabilità che riceve dal Signore nei riguardi degli ammalati e della loro assistenza, offrendo loro ogni aiuto e conforto dalla parola di Dio, ai sacramenti e all’interessamento fraterno»[10].
A cura di Simone Masilla
salvatoresimone.masilla@unicatt.it
[1] DH 1
[2] DH 3
[3] SD 16
[4] RH 14
[5] Ibid.
[6] CONSULTA NAZIONALE C.E.I. PER LA PASTORALE DELLA SANITÀ, La pastorale della salute nella chiesa italiana. Linee di pastorale sanitaria, Roma, 30 marzo 1989, https://salute.chiesacattolica.it/wp-content/uploads/sites/26/2016/10/05/linee_di_pastorale_sanitaria_89.pdf
[7] SD 23
[8] Ibid. 29
[9] Cfr. Ibid. 29
[10] CONSULTA NAZIONALE C.E.I. PER LA PASTORALE DELLA SANITÀ, La pastorale della salute nella chiesa italiana. Linee di pastorale sanitaria, Roma, 30 marzo 1989, https://salute.chiesacattolica.it/wp-content/uploads/sites/26/2016/10/05/linee_di_pastorale_sanitaria_89.pdf