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Il tema della sofferenza proprio sotto l’aspetto di questo senso salvifico sembra essere profondamente inserito nel contesto dell’Anno della Redenzione come giubileo straordinario della Chiesa; ed anche questa circostanza si dimostra direttamente in favore dell’attenzione da dedicare ad esso proprio durante questo periodo. Indipendentemente da questo fatto, è un tema universale che accompagna l’uomo ad ogni grado della longitudine e della latitudine geografica: esso, in un certo senso, coesiste con lui nel mondo, e perciò esige di essere costantemente ripreso. Anche se Paolo nella Lettera ai Romani ha scritto che «tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto»3, anche se all’uomo sono note e vicine le sofferenze proprie del mondo degli animali, tuttavia ciò che esprimiamo con la parola «sofferenza» sembra essere particolarmente essenziale alla natura dell’uomo. Ciò è tanto profondo quanto l’uomo, appunto perché manifesta a suo modo quella profondità che è propria dell’uomo, ed a suo modo la supera. La sofferenza sembra appartenere alla trascendenza dell’uomo: essa è uno di quei punti, nei quali l’uomo viene in un certo senso «destinato» a superare se stesso, e viene a ciò chiamato in modo misterioso.