DISCACCALF1

Tutte le parole della teologia morale devono lasciarsi plasmare da questa logica misericordiosa, che permette di farle incontrare effettivamente come parole di vita in pienezza. Sono infatti eco di quelle del Maestro che dice ai discepoli di non essere venuto «per condannare il mondo, ma per salvare il mondo» (Gv 12,47), e che la volontà del Padre suo è che «abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10) e partecipino alla pienezza della sua gioia (cfr Gv 17,13). «Seppure è vero che bisogna curare l’integralità dell’insegnamento morale della Chiesa, si deve sempre porre speciale attenzione nel mettere in evidenza e incoraggiare i valori più alti e centrali del Vangelo, particolarmente il primato della carità come risposta all’iniziativa gratuita dell’amore di Dio» (cfr Esort. ap. postsin. Amoris laetitia, 311).

Con l’apostolo Paolo, la teologia morale è chiamata a far sperimentare a tutti che «la legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù», libera «dalla legge del peccato e della morte», per cui non possiamo «ricadere nella paura» avendo ricevuto «lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!”» (cfr Rm 8,2.15). E lo stesso Spirito fa sì che questa libertà non possa mai essere indifferenza nei riguardi di chi è nel bisogno, ma “cuore di prossimo” che si lascia interpellare ed è pronto a prendersene amorevolmente cura.

La teologia morale in questi ultimi anni si è impegnata ad accogliere il forte monito del Concilio Vaticano II a «superare l’etica individualistica» e a promuovere la consapevolezza che «quanto più il mondo si unifica, tanto più apertamente gli obblighi degli uomini superano i gruppi particolari e si estendono a poco a poco al mondo intero» (Cost. past. Gaudium et spes30). I passi compiuti devono spingerci ad affrontare con maggiore prontezza le nuove e gravi sfide derivanti dalla rapidità con cui si evolve la nostra società. Mi limito a ricordare quelle dovute al dominio crescente della logica «della competitività e della legge del più forte» che «considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare» dando «inizio alla cultura dello “scarto”» (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 53).

Lo stesso deve dirsi per il grido della terra, violentata e ferita in mille modi dallo sfruttamento egoistico. La dimensione ecologica è una componente imprescindibile della responsabilità di ogni persona e di ogni nazione. Mi fa riflettere il fatto che quando amministro la Riconciliazione – anche prima, quando lo facevo – raramente qualcuno si accusa di aver fatto violenza alla natura, alla terra, al creato. Non abbiamo ancora coscienza di questo peccato. È compito vostro farlo. La teologia morale deve fare propria l’urgenza di partecipare in maniera convinta a un comune sforzo per la cura della casa comune mediante vie praticabili di sviluppo integrale.

Un dialogo e un impegno condiviso la ricerca morale è chiamata a compiere anche nei riguardi delle nuove possibilità che lo sviluppo delle scienze biomediche mette a disposizione dell’umanità. Non dovrà però mai venir meno la franca testimonianza del valore incondizionato di ogni vita, ribadendo che proprio la vita più debole e indifesa è quella di cui siamo chiamati a farci carico in maniera solidale e fiduciosa.

Sono certo che l’Accademia Alfonsiana continuerà a impegnarsi per una teologia morale che non esita a “sporcarsi le mani” con la concretezza dei problemi, soprattutto con la fragilità e la sofferenza di coloro più vedono minacciato il loro futuro, testimoniando con franchezza il Cristo «via, verità e vita» (Gv 14,6).

Cari fratelli e sorelle, mentre vi ringrazio per questa visita, vi incoraggio a proseguire il vostro servizio ecclesiale, in costante adesione al magistero della Chiesa, e di cuore imparto a tutti la Benedizione Apostolica. Per favore, ricordatevi di pregare per me! Grazie.