In particolare, « la Chiesa, giudicando della valenza etica di taluni risultati della ricerca scientifica concernente l’uomo […], non interviene nell’ambito proprio della scienza medica come tale, ma richiama tutti gli interessati alla responsabilità etica e sociale del loro operato. Ricorda loro che il valore etico della scienza biomedica si misura con il riferimento al rispetto incondizionato dovuto ad ogni essere umano, in tutti i momenti della sua esistenza ».13 Si rende quindi evidente che l’intervento del Magistero rientra « nella sua missione di promuovere la formazione delle coscienze, insegnando autenticamente la verità che è Cristo, e nello stesso tempo dichiarando e confermando autoritativamente i principi dell’ordine morale che scaturiscono dalla stessa natura umana ».14 Questo è motivato anche dal fatto che gli operatori sanitari non possono essere lasciati soli e gravati di responsabilità insostenibili, di fronte a casi clinici sempre più complessi e problematici, resi tali dalle possibilità biotecnologiche, molte delle quali in fase sperimentale, di cui dispone la medicina odierna, e dalla rilevanza sociosanitaria di particolari questioni.15
7. Quanti sono coinvolti nelle politiche sanitarie e gli amministratori economici hanno una responsabilità non solo relativa ai propri specifici ambiti, ma anche verso la società e gli ammalati.
Ad essi compete, in particolare, la difesa e la promozione del bene comune, assolvendo al dovere della giustizia,16 secondo i principi di solidarietà e di sussidiarietà, nell’approntare politiche nazionali e mondiali volte all’autentico sviluppo dei popoli, soprattutto nell’allocazione delle risorse finanziarie in ambito sanitario.17 In questa prospettiva, i responsabili delle politiche sanitarie, riconoscendo l’indole propria delle strutture sanitarie cattoliche, possono realizzare con esse una fruttuosa collaborazione, contribuendo in tal modo alla costruzione di « quella civiltà “dell’amore e della vita” senza la quale l’esistenza delle persone e della società smarrisce il suo significato più autenticamente umano ».18
8. Nella pratica professionale quotidiana l’operatore sanitario, animato dallo spirito cristiano, scopre la dimensione trascendente propria della sua professione. Essa, infatti, oltrepassa il piano puramente umano del servizio alla persona sofferente, e assume così il carattere di testimonianza cristiana, e perciò di missione.
Missione equivale a vocazione19 cioè risposta a un appello trascendente, che prende forma nel volto sofferente dell’altro. Questa attività è prolungamento e attuazione della carità di Cristo, il quale « passò beneficando e sanando tutti » (At 10, 38).20 E nel contempo carità diretta a Cristo: è lui l’ammalato « ero malato », sicché egli ritiene rivolte a sé « l’avete fatto a me » le cure per il fratello (cfr. Mt 25, 31-40).21 L’operatore sanitario è un riflesso del buon samaritano della parabola, che si ferma accanto all’uomo ferito, facendosi suo “prossimo” nella carità (cfr. Lc 10, 29-37).22 In questa luce, l’operatore sanitario può essere considerato come ministro di Dio, che nella Scrittura è presentato come « amante della vita » (Sap 11, 26).
9. La Chiesa considera « il servizio ai malati come parte integrante della sua missione ».23 Questo significa che il ministero terapeutico degli operatori sanitari partecipa dell’azione pastorale ed evangelizzante della Chiesa.24 Il servizio alla vita diventa così ministero di salvezza, ossia annuncio che attua l’amore redentore di Cristo. « Medici, infermieri, altri operatori della salute, volontari, sono chiamati ad essere l’immagine viva di Cristo e della sua Chiesa nell’amore verso i malati e i sofferenti »,25 ministri della vita.
10. La presente Carta vuole sostenere la fedeltà etica dell’operatore sanitario, nelle scelte e nei comportamenti in cui prende corpo il servizio alla vita. Questa fedeltà viene delineata seguendo le tappe dell’esistenza umana: generare, vivere, morire, quali momenti di riflessioni etico pastorali.
(13) CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Istr. Dignitas per- sonae, n. 10: AAS 100 (2008), 864.
(14) CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Istr. Dignitas per- sonae, n. 10: AAS 100 (2008), 865.
(15) « Lo sviluppo della scienza e della tecnica, splendida testimo- nianza delle capacità dell’intelligenza e della tenacia degli uo- mini, non dispensa dagli interrogativi religiosi ultimi l’umanità, ma piuttosto la stimola ad affrontare le lotte più dolorose e de- cisive, quelle del cuore e della coscienza morale » (S. GIOVANNI PAOLO II, Lett. enc. Veritatis splendor circa alcune questioni fondamentali dell’insegnamento morale della Chiesa [6 agosto 1993], n. 1: AAS 85 [1993], 1134).
(16) « Il campo operativo è vastissimo: esso va dall’educazione sanitaria alla promozione di una maggiore sensibilità nei responsabili della cosa pubblica; dall’impegno diretto nel proprio ambiente di lavoro e quello di forme di cooperazione – locale, nazionale e internazionale – che sono rese possibili dall’esistenza di tanti organismi e associazioni aventi tra le loro finalità statutarie il richiamo, diretto o indiretto, alla necessità di rendere sempre più umana la medicina » (S. GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai partecipanti alla Conferenza promossa dalla Pontificia Commissione per la Pastorale degli Operatori Sanitari [12 novembre 1987], n. 6: AAS 80 [1988], 645).
(17) Cfr. BENEDETTO XVI, Lett. enc. Caritas in veritate sullo svilup- po umano integrale nella carità e nella verità (29 giugno 2009),
- 38-39: AAS 101 (2009), 673-674.
(18) S. GIOVANNI PAOLO II, Lett. enc. Evangelium vitae, n. 27: AAS
87 (1995), 431.
(19) 19 « La vostra professione corrisponde ad una vocazione che vi impegna nella nobile missione di servizio all’uomo nel vasto, complesso e misterioso campo della sofferenza » (S. GIOVANNI PAOLO II, Discorso all’Associazione dei Medici Cattolici Italia- ni [4 marzo 1989], n. 2: Insegnamenti XII/1 [1989], 480).
(20) « Il personalissimo rapporto di dialogo e di fiducia che si instaura tra voi e il paziente esige in voi una carica di umanità che si risolve, per il credente, nella ricchezza della carità cristiana. È questa virtù divina che arricchisce ogni vostra azione e dà ai vo- stri gesti, anche al più semplice, la potenza di un atto compiuto da voi in interiore comunione con Cristo » (S. GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai medici dentisti italiani [14 dicembre 1984], n. 4: Insegnamenti VII/2 [1984], 1594).
(21) « Gesù, l’evangelizzatore per eccellenza e il Vangelo in perso- na, si identifica specialmente con i più piccoli (cfr. Mt 25,40). Questo ci ricorda che tutti noi cristiani siamo chiamati a pren- derci cura dei più fragili della Terra. Ma nel vigente modello “di successo” e “privatistico”, non sembra abbia senso investire affinché quelli che rimangono indietro, i deboli o i meno dota- ti possano farsi strada nella vita » (PAPA FRANCESCO, Esort. ap. Evangelii gaudium sull’annuncio del Vangelo nel mondo attua- le [24 novembre 2013] n. 209: AAS 105 [2013], 1107).
(22) Cfr. S. GIOVANNI PAOLO II, Lett. ap. Salvifici doloris, nn. 28-30: AAS 76 (1984), 242-246. « Lasciandosi guidare dall’esempio di Gesù “buon samaritano” (cfr. Lc 10, 29-37) e sostenuta dalla sua forza, la Chiesa è sempre stata in prima linea su queste fron- tiere della carità: tanti suoi figli e figlie, specialmente religiose e religiosi, in forme antiche e sempre nuove, hanno consacrato e continuato a consacrare la loro vita a Dio donandola per amore del prossimo più debole e bisognoso » (S. GIOVANNI PAOLO II, Lett. enc. Evangelium vitae, n. 27: AAS 87 [1995], 431).
(23) s. GIOVANNI PAOLO II, Motu Proprio Dolentium hominum, n. 1:AAS 77 (1985), 457. « Una società è veramente accogliente nei confronti della vita quando riconosce che essa è preziosa anche nell’anzianità, nella disabilità, nella malattia grave e persino quando si sta spegnendo; quando insegna che la chiamata alla realizzazione umana non esclude la sofferenza, anzi, insegna a vedere nella persona malata e sofferente un dono per l’intera comunità, una presenza che chiama alla solidarietà e alla responsabilità. È questo il Vangelo della vita che, attraverso la vostra competenza scientifica e professionale e sostenuti dalla Grazia, siete chiamati a diffondere » (PAPA FRANCESCO, Messaggio ai partecipanti all’Assemblea generale della Pontificia Accademia per la Vita in occasione del ventennale di istituzione [19 febbraio 2014]: AAS 106 [2014], 192).
(24)
24 « La vostra presenza accanto al malato si ricollega con quella di quanti – sacerdoti, religiosi e laici – sono impegnati nella pastorale degli infermi. Non pochi aspetti di tale pastorale si incontrano con i problemi e i compiti del servizio alla vita compiuti dalla medicina. Vi è una necessaria interazione tra esercizio della professione medica ed azione pastorale, poiché unico oggetto di entrambe è l’uomo, colto nella sua dignità di figlio di Dio, di fratello bisognoso, al pari di noi, di aiuto e di conforto » (S. GIOVANNI PAOLO II, Discorso al Congresso mondiale dei Medici Cattolici [3 ottobre 1982], n. 6: Insegnamenti V/3 [1982], 676).
(25) 25 S. GIOVANNI PAOLO II, Esort. ap. Christifideles laici su vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo (30 dicembre 1988), n. 53: AAS 81 (1989), 500.