NCOS3B
16. Quando esistono giustificati motivi di responsabilità per distanziare le nascite, e si chiede perciò di evitare il concepimento,38 è lecito per la coppia astener- si dai rapporti sessuali nei periodi fecondi, individuati attraverso i cosiddetti “metodi naturali di regolazione della fertilità”. È invece illecito il ricorso alla contraccezione, cioè « ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione ».39
Quando i coniugi, « mediante il ricorso a periodi infecondi, rispettano la connessione inscindibile dei significati unitivo e procreativo della sessualità umana, si comportano come “ministri” del disegno di Dio ed “usufruiscono” della sessualità secondo l’originario dinamismo della donazione “totale”, senza manipolazioni ed alterazioni ».40 Un tale modo di vivere la sessualità umana, mediante la conoscenza dei ritmi fisiologici di fertilità e infertilità della donna, può contribuire ad attuare un’autentica procreazione responsabile. Il periodico ripresentarsi della fase fertile nel ciclo della donna sollecita i coniugi ad interrogarsi, di volta in volta, sulle motivazioni che li inducono ad aprirsi alla generazione di un figlio, o a rinviare questa eventualità.41
I mezzi contraccettivi, invece, contraddicono « la natura dell’uomo come quella della donna e del loro più intimo rapporto ».42 In questi casi, l’unione sessuale è intenzionalmente scissa dalla procreazione: l’atto è contraffatto nella sua naturale apertura alla vita. « Così si deforma e falsifica il contenuto originario della sessualità umana e i due significati, unitivo e procreativo, insiti nella natura stessa dell’atto coniugale, vengono artificialmente separati: in questo modo l’unione è tradita e la fecondità è sottomessa all’arbitrio dell’uomo e della donna ».43 Così facendo, i coniugi « si comportano come “arbitri” del disegno divino e “manipolano” e avviliscono la sessualità umana, e con essa la persona propria e del coniuge, alterandone il valore di donazione “totale” ».44
17. La differenza tra il ricorso ai metodi naturali e il ricorso alla contraccezione per distanziare le nascite non si situa a livello semplicemente di tecniche o di metodi in cui l’elemento decisivo sarebbe costituito dal carattere artificiale o naturale del procedimento.45 Si tratta, invece, di una differenza assai più vasta e profonda, di natura « antropologica e al tempo stesso morale »,46 che coinvolge in ultima analisi « due concezioni della persona e della sessualità umana tra loro irriducibili ».47
18. I metodi naturali rispondono, quindi, al significa- to attribuito all’amore coniugale, che indirizza e determina il vissuto della coppia: « La scelta dei ritmi naturali comporta l’accettazione del tempo della persona, cioè della donna, e con ciò l’accettazione anche del dialogo, del rispetto reciproco, della comune responsabilità, del dominio di sé. Accogliere poi il tempo e il dialogo significa riconoscere il carattere insieme spirituale e corporeo della comunione coniugale, come pure vivere l’amore personale nella sua esigenza di fedeltà. In questo contesto la coppia fa l’esperienza che la comunione coniugale viene arricchita di quei valori di tenerezza e di affettività, i quali costituiscono l’anima profonda della sessualità umana, anche nella sua dimensione fisica. In tal modo la sessualità viene rispettata e promossa nella sua dimensione veramente e pienamente umana, non mai invece “usata” come un “oggetto” che, dissolvendo l’unità personale di anima e corpo, colpisce la stessa creazione di Dio nell’intreccio più intimo tra natura e persona ».48