SD29c

È difficile elencare qui tutti i tipi ed i diversi ambiti dell’attività «da samaritano» che esistono nella Chiesa e nella società. Bisogna riconoscere che essi sono molto numerosi, ed anche esprimere la gioia perché grazie ad essi i fondamentali valori morali, quali il valore dell’umana solidarietà, il valore dell’amore cristiano del prossimo, formano il quadro della vita sociale e dei rapporti interumani, combattendo su questo fronte le diverse forme dell’odio, della violenza, della crudeltà, del disprezzo per l’uomo, oppure della semplice «insensibilità», cioè dell’indifferenza verso il prossimo e le sue sofferenze.

Enorme è qui il significato degli atteggiamenti opportuni da usare nell’educazione. La famiglia, la scuola, le altre istituzioni educative, anche solo per motivi umanitari, devono lavorare con perseveranza per il risveglio e l’affinamento di quella sensibilità verso il prossimo e la sua sofferenza, di cui è diventata simbolo la figura del Samaritano evangelico. La Chiesa ovviamente deve far lo stesso, addentrandosi ancora più profondamente – in quanto possibile – nelle motivazioni che Cristo ha racchiuso nella sua parabola ed in tutto il Vangelo. L’eloquenza della parabola del buon Samaritano, come anche di tutto il Vangelo, è in particolare questa: l’uomo deve sentirsi come chiamato in prima persona a testimoniare l’amore nella sofferenza. Le istituzioni sono molto importanti ed indispensabili; tuttavia, nessuna istituzione può da sola sostituire il cuore umano, la compassione umana, l’amore umano, l’iniziativa umana, quando si tratti di farsi incontro alla sofferenza dell’altro. Questo si riferisce alle sofferenze fisiche, ma vale ancora di più se si tratta delle molteplici sofferenze morali, e quando, prima di tutto, a soffrire è l’anima.