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Documento magisteriale: il testo fa parte dei documenti con i quali la Chiesa custodisce e tramanda il suo insegnamento fondato sul depositum fidei

11 Febbraio 1984

Lettera apostolica

Ciò, tuttavia, non vuol dire che la sofferenza in senso psicologico non sia contrassegnata da una specifica «attività». Questa è, infatti, quella molteplice e soggettivamente differenziata «attività» di dolore, di tristezza, di delusione, di abbattimento o, addirittura, di disperazione, a seconda dell’intensità della sofferenza, della sua profondità e, indirettamente, a seconda di tutta la struttura del soggetto sofferente e della sua specifica sensibilità. Al centro di ciò che costituisce la forma psicologica della sofferenza si trova sempre un’esperienza del male, a causa del quale l’uomo soffre.

Così, dunque, la realtà della sofferenza provoca l’interrogativo sull’essenza del male: che cosa è il male?

Questo interrogativo sembra, in un certo senso, inseparabile dal tema della sofferenza. La risposta cristiana ad esso è diversa da quella che viene data da alcune tradizioni culturali e religiose, le quali ritengono che l’esistenza sia un male, dal quale bisogna liberarsi. Il cristianesimo proclama l’essenziale bene dell’esistenza e il bene di ciò che esiste, professa la bontà del Creatore e proclama il bene delle creature. L’uomo soffre a causa del male, che è una certa mancanza, limitazione o distorsione del bene. Si potrebbe dire che l’uomo soffre a motivo di un bene al quale egli non partecipa, dal quale viene, in un certo senso, tagliato fuori, o del quale egli stesso si è privato. Soffre in particolare quando «dovrebbe» aver parte – nell’ordine normale delle cose- a questo bene, e non l’ha.

Così dunque nel concetto cristiano la realtà della sofferenza si spiega per mezzo del male, che è sempre, in qualche modo, in riferimento ad un bene.

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Tratto da

Capitolo II -> 7

Temi

Sofferenza
Male
Bene